A Como in lontananza, riflessi sul pelo dell’acqua, si vedono i lampi e le schegge dei fulmini che per una volta, oltre i rilievi che incombono sul lago, sembrano cadere sul suolo elvetico. La mente così corre quando da piccolo a Rieti i primi temporali, che venivano dagli appennini, annunciavano la fine dell’estate e costringevano ad uscire la sera con un maglioncino di cotone sopra la maglietta. Più aumentava l’escursione termica, tra il giorno e la notte, più si avvicinava il rientro a Roma e l’idea di tornare tra i banchi di scuola. Ecco di cosa sanno i temporali estivi: profumano di carta nuova, quell’odore, bianco latte, del quaderno appena sfogliato per la prima volta.
Di cosa sa il temporale di fine estate
